via Sant’Ambrogio: la chiamano “riqualificazione”

Piccole storie, disagi quotidiani

(di Roberto Alberti)

Da giorni attendiamo segnali di apertura da parte dell’amministrazione comunale in merito al tema nient’affatto chiuso della “Riqualificazione” di via Sant’Ambrogio a Palazzolo Milanese di Paderno Dugnano . Da anni attendiamo un confronto su un progetto di vera riqualificazione di questa via ma le speranze di vedere realizzate delle migliorie a favore della vivibilità di questo quartiere si scontrano con nuovi fatti scoraggianti che sono sotto gli occhi di tutti.
E’ infatti esecutivo il piano per l’abbattimento dei vecchi alberi a causa dell’impedimento che creano sui marciapiedi e l’intenzione di mantenere la strada sostanzialmente così com’è, togliendo una criticità e lasciandone irrisolte tante altre.
Mentre si vorrebbe tornare a discutere con l’amministrazione comunale del senso unico di marcia, della possibilità di realizzare un’area di rispetto per chi non transita in auto vediamo sorgere nuovi edifici in questo tratto di via già abbastanza affollato, almeno nel tratto alto , quello verso la piazza.
Da anni speravamo nella realizzazione di un piccolo parco pubblico in quell’ultimo brandello di bosco con alberi centenari in via San Carlo , sarebbe stata un’oasi verde nella via. Avremo invece una residenza multifamiliare. Poco più avanti un altro cantiere realizza un’altra residenza simile, nello spazio in cui si trovava una vecchia casa degli anni sessanta.
Posso immaginare cosa questo significherà per le vie S.Carlo e via S.Biagio, già oggi sature di auto parcheggiate, ma ciò che più preoccupa è l’applicazione di questa stessa logica nel futuro prossimo.
Se ogni vecchia casa con un po’ di terreno intorno o laboratorio dismesso finirà in mano alle immobiliari allora lascio a voi immaginare cosa sarà questa via, questo quartiere, questa città, tra qualche anno.

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Tranquilli, il senso unico si farà. Magari tra dieci anni o vent’anni quando l’amministrazione prenderà semplicemente atto che a doppio senso non si potrà più circolare. Non ci sarà spazio per una pista ciclabile quando sarà avvertito come “naturale”, “normale” o “necessario” che le auto che non trovino spazio nelle aree private possano essere lasciate in strada. Quattro sparuti alberelli piantati in qualche angolo della strada, foglie di fico poste a cercare di coprire la nudità del cemento, non faranno ombra a nessuno e non serviranno nemmeno a evocare la memoria dei tigli attuali.
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Questa immagine mi ricorda quando avevo i pantaloni corti.
Si attende una vita per godere della vista e dell’ombra di un albero…….

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Il cartello di divieto di sosta fa ancora bella mostra di se appeso al muro poco fuori casa ma non lo guarda più nessuno. Ne chi dovrebbe osservare il divieto ne chi lo dovrebbe far rispettare.
Tolleranza o indifferenza da parte della autorità davanti ad una situazione di fatto: le auto dei residenti non trovano più spazio nelle aree private e così si consente che occupino la strada.

La fila delle auto in sosta parte dai primi numeri civici e raggiunge oggi l’imbocco di via S. Carlo , dove si entra per la Posta.
Quando saranno terminate le “Residenze” di nuova costruzione, le auto che non troveranno spazio in via S.Carlo e in via S. Biagio ( già sature ) andranno ad allungare la fila delle auto in sosta in via S. Ambrogio fino ad arrivare un giorno chissà, forse fino all’incrocio con via S. Biagio.
A chi pensa che questa sia una forzatura invito a guardare le foto di cinquant’anni fa e quelle di oggi per comprendere come la situazione evolve nel tempo…

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Abitare nella stessa via da sempre, appartenere a famiglie vissute sempre sotto lo stesso campanile significa conservare oltre ai propri ricordi anche i racconti di chi è venuto prima.
C’è stato un tempo (anni 50) in cui alcuni residenti dovettero cedere parte dello spazio dei loro giardini per l’esigenza di allargare la strada. Dovettero dunque, materialmente, “fare un passo indietro”.
Oggi tutti dovremmo recuperare un po’ di quel senso civico che fu dei nostri vecchi. Tutti quanti dovrebbero sentirsi chiamati a fare un passo indietro e recuperare il principio fondamentale che regola la convivenza civile: la libertà e i diritti di ognuno si fermano dove cominciano i diritti degli altri.

Dovrebbero cominciare i residenti convincendosi che non è un diritto sancito dalla legge quello di poter lasciare l’auto sotto casa, occupare indiscriminatamente il suolo privato o pubblico, senza mai porsi il problema di trovare una rimessa, almeno ad una delle due o tre auto del nucleo familiare.
A chi ristruttura un vecchio immobile in un cortile a scopo di ricavarne un’abitazione, recuperando il decoro di un edificio e senza consumare suolo, viene giustamente imposto di dedicare parte dello spazio alla realizzazione del box. Nessun obbligo esiste invece per chi possiede immobili già destinati da tempo ad abitazione. Nessuna legge o regolamento ( e relativa sanzione) che li inviti a dotarsi almeno di un posto auto “non inventato”.
A pochi passi dalle nuove “Residenze” dai nomi presi a prestito da illustri regioni francesi, nei soliti vecchi cortili che nella memoria di qualcuno conservano i loro nomi nostrani in dialetto, si litiga oggi come cent’anni fa. Oggi però le liti sono ancora più accese e frequenti a causa dell’eccessiva prossimità e della quotidiana lotta per il posto auto sotto casa. A volte si riesce a fatica a transitare nei passaggi tanto è pesante l’assedio dei mezzi lasciati in sosta che occupano fino all’ultimo metro quadrato di spazio comune.
Ma tutto questo non fa statistica e non interessa ai tecnici e ai burocrati che gestiscono il territorio dal palazzo.
Sono questioni tra privati, regolate dal codice civile.
La politica però dovrebbe conoscere almeno un po’ di queste piccole storie perché la vita dei semplici cittadini è fatta di queste beghe quotidiane. Piccoli soprusi quotidiani sopportati per anni rendono l’esistenza nelle nostre città un inferno.
Dovrebbe volare più in alto. Più in alto di tutti gli interessi particolari, saper ascoltare e discutere per attuare soluzioni coraggiose che mettano al primo posto i diritti di tutti.

via Sant’Ambrogio: la chiamano “riqualificazione”ultima modifica: 2016-02-20T12:31:31+01:00da roberto.alberti
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