Si, viaggiare…

Viaggiare con i mezzi pubblici a nord di Milano, bassa Brianza, la zona più popolosa e sviluppata del nord Italia

(di Roberto Alberti – 20 settembre 2019)

Sono stato ad ascoltare Luca Mercalli qualche giorno fa al Metropolis di Paderno Dugnano, una serata tutta dedicata al tema del riscaldamento globale. La morale di quella serata può sintetizzarsi credo così: se vogliamo fare qualche cosa per invertire il velocissimo e pericolosissimo cambiamento climatico in atto occorre partire anzitutto da noi stessi e dai nostri comportamenti. Occorre riflettere attentamente sulle proprie abitudini, una tra le prime è certamente l’uso dell’auto, quando è necessario spostarsi con quel mezzo e quando non lo è.
Sono anni che, appena posso (allergie e salute permettendo), vado al lavoro in bicicletta da Palazzolo a Monza. In primavera e durante l’estate quasi quotidianamente, d’inverno un po’ meno.
Non sono mai stato uno sportivo e quella con la bicicletta non è stata una conversione improvvisa ai temi dell’ambiente (anche se a questi non sono mai stato insensibile) ma a cinquant’anni, stufo marcio di fare code chilometriche passando ore del mattino sulla tangenziale nord, ho rispolverato una vecchia bicicletta scoprendo che l’abitudine, se governata, può portarti a comportamenti virtuosi come quello di lasciare a casa la macchina e scoprire che ascoltare la radio e sentire gli uccellini mentre pedali in mezzo ai campi è un modo completamente diverso e più sereno di cominciare la giornata.
Un amico che non vedevo da anni l’ha pensata come me. Non sopportando più il treno affollato ha preso abitudine a raggiungere in bici la sua sede di lavoro in centro a Milano, tutti i giorni, anche d’inverno, anche con la pioggia.
Stamattina per me era un giorno da “prendo la macchina” perchè per motivi di lavoro sarei tornato tardi e al buio. In bici è già rischioso di giorno figuriamoci la sera, quando non ti vedono.
Ma oggi è il giorno dello sciopero per il clima e altre iniziative che dureranno una settimana in tutto il mondo. Decido finalmente di leggere qualche cosa e informarmi a proposito delle nuove tariffe in vigore, organizzate per fasce circolari attorno al centro di Milano per capire se davvero sono più convenienti e incoraggiano l’uso dei mezzi pubblici. Nei giorni scorsi ho anche letto del recente progetto di legge ipotetico senza precedenti: 2000 euro in detrazioni fiscali per coloro che rottamando la vecchia macchina non ne acquisteranno una nuova ma utilizzeranno in futuro i mezzi pubblici o elettrici a noleggio.
Voglio provare di persona dunque se esiste ed è conveniente un mezzo alternativo alla macchina quando le condizioni meteo sconsigliano l’uso della bicicletta.
Prendo il treno per Varedo alle 6.45 per essere là alla fermata del bus alle 6.58.
Lo raggiungo per tempo ma l’autobus è fermo prima del passaggio livello (chiuso all’arrivo del treno dal quale sono sceso anch’io). Timbro il mio biglietto da 1,60 che dura 75 minuti ma dopo venti minuti e sei treni passati l’autobus è sempre fermo. E’ passato addirittura il treno successivo proveniente da Milano che potevo prendere per salire sullo stesso autobus sul quale sono seduto, fermo al passaggio a livello !
25 minuti dopo e percorsi soli 70 metri, esattamente dopo il passaggio a livello, salgono due zelanti controllori dell’ATM ai quali mostro il biglietto e coi quali vorrei protestare perchè 25 di quei 75 minuti che il biglietto vale, li ho bruciati salendo alla fermata prima delle barriere.

Che senso ha pianificare un percorso con una sosta obbligata così? Non sarebbe meglio che ci fossero due autobus: uno che arriva e fa capolinea alla stazione di Varedo, l’altro che riparte da un’altro capolinea dopo il passaggio a livello evitando a tutti di perdere venti – venticinque minuti ?
A Monza arrivo in via Manzoni, quasi in corso Milano, alle 8.10. Scendendo mi guardo alle spalle d’istinto, quasi col timore di essere ripreso da un controllore. Il mio biglietto è sicuramente scaduto nel frattempo e avrei dovuto scendere prima e cercare un’altra biglietteria o andare a piedi. Ma il mio viaggio non finisce lì. Mi accorgo che ho perso quell’altro autobus che in teoria, secondo l’orario previsto, avrei comodamente preso per raggiungere il quartiere di Monza dove lavoro. Mi avvio dunque a piedi e cammino per un’altra trentina di minuti.
Morale: arrivo al lavoro e timbro il cartellino alle 8.50.
Sono passate due ore e venti da quando sono uscito di casa a Palazzolo.
Se raggiungendo la piazza a piedi avessi girato a destra invece che a sinistra per andare in stazione, e avessi seguito il percorso che faccio con la bicicletta tutti i giorni e che copro comodamente nell’arco di un’ora per fare 12 chilometri, probabilmente avrei impiegato lo stesso tempo.
Ascoltavo alla radio la rassegna stampa durante quell’ora passata sull’autobus (mezzo che, da quando ero bambino, mi ha sempre provocato la nausea, sarà per la puzza del diesel o per l’andamento altalenante) . Ascoltavo le notizie sulla settimana di manifestazioni per il clima e le notizie del governo tedesco che stanzierà 54 miliardi di euro per incentivare tra l’altro l’utilizzo di treni e mezzi pubblici, e mi chiedevo dove siamo noi, a che punto siamo, noi che distiamo da quei paesi meno di 1000 chilometri ma su queste cose sembriamo lontani anni luce.
Così come cento anni fa quando c’erano solo terre, poche strade e niente auto, si raggiungeva Monza in due ore a piedi o in un’ora in bicicletta, così succede ora. Da Monza in bicicletta veniva la maestra di scuola elementare che insegnava anche a mio padre, era il 1920.
Quali ragioni dovrebbero convincere un lavoratore a rinunciare all’auto in situazioni simili?
Forse solo la mancanza della patente di guida o condizioni di reddito talmente basso tali da non consentire di sopportare i costi dell’auto.
La bici, come ci insegna il nord Europa, è il mezzo che dovremmo rivalutare ma occorre creare le condizioni per una circolazione sicura. Occorre crearle sulle strade ordinarie, su tutte le strade cittadine, poichè le piste ciclabili nei parchi possono essere luogo di relax e divertimento per le famiglie la domenica ma per incentivare le persone a muoversi in bici occorre creare condizioni di sicurezza in città, sui punti di passaggio tra le competenze di un Comune e quell’altro limitrofo. Occorre che i politici locali si attivino per trovare accordi tra tutte le autorità competenti (comuni limitrofi, Città metropolitana , provincia o quel che resta) affinchè anche in quei tratti si ricavino spazi sicuri e protetti per pedoni e ciclisti.
Solo creando le condizioni per una mobilità sostenibile e alternativa si tolgono gli alibi a coloro che non intendono rinunciare all’auto e alle solite abitudini.

Si, viaggiare…ultima modifica: 2019-09-21T22:27:27+02:00da roberto.alberti
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